Randagio è l'eroe
Giuan è un gigante, un vecchio orco, un girardengo di cento chili, con un «fiocco caldo, invincibile nel segreto del cuore». Nelle ore del giorno riproduce il cenacolo di Leonardo; al riparo della notte, insieme alla sua Olona, vaga in bici per le strade di Milano a capovolgere l'odio scritto sui muri in appelli pieni d'amore e d'ironia. Sogna di dare il largo alle bestie dello zoo e di vederle correre in piazza del Duomo o invadere i tram. Di liberare i vecchi dagli ospizi. Sente che c'è urgenza di un miracolo, per «il ventre sciagurato del mondo». Di un'ultima decenza, prima dell'ultima cena. Gli uomini hanno bisogno di eroismo, di bene, di non credersi soltanto delle scarpe spaiate, ma nessuno ci riesce più. Per questo è necessario lasciare un segno, e restaurare per prime le parole, e tra tutte quelle della fratellanza.
Ed è con delle parole nuove, con una lingua di sorprendente temerarietà, reale e surreale, funambolica e profetica, lirica e straziata, che Giovanni Arpino inaugurò all'inizio degli anni Settanta la sua trilogia fantastica con questa parabola evangelica contemporanea, un romanzo attraversato da una tristezza remota e quasi disperata per le sorti del mondo. Un'opera che, anche dal punto di vista letterario, si schiera dalla parte dei randagi e degli sbandati, ne racconta le avventure improbabili e picaresche, si fa cronista della frattura in atto tra candore e disorientamento. Una lezione, come sempre, di stile e di coraggio, e di generosissima fiducia nella letteratura.
Presentazione di Randagio è l'eroe con Antonio Esposito, Alessio Forgione e Graziano Gala
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Le recensioni della stampa
Claudio Musso - Exlibris 20
Sfogliando queste pagine – magnificamente introdotte da Fabio Stassi che mette a fuoco la tonalità dell’autore con un vivace profilo bio-bibliografico e impreziosite da Remo Rapino che illumina le rag...Leggi
Massimo Novelli - Il Mattino
Agli italiani di oggi «Arp» può interessare perché è il giusto antidoto al nostro eterno presente senza storia, quell'idillio infantile senza nuvole d'ira.Leggi
Massimo Novelli - Il Mattino
Ha saputo raccontare con acutezza e maestria il proprio tempo, spesso anticipando ciò che sarebbe avvenuto in questo Paese.Leggi
Chiara Bianchi - CrunchEd
L’incantevole parabola di un gigante puro in un mondo senza più eroi.Leggi
Filippo Maria Battaglia - SkyTg24
«La scrittura, la grande scrittura, è sempre un atto politico. I personaggi di Arpino hanno un senso di anarchia, di ribellione, di liberazione di se stessi, declinati attraverso il gesto, lo sguardo ...Leggi
Paolo Bianchi - Il Giornale
Tutta la scrittura di Arpino qui sembra a tendere all'essenziale, anche se poi in larga misura suona enfatica, come a voler sottolineare un'atmosfera di grandioso misticismo in cui i protagonisti risi...Leggi
Gabriele Ottaviani - Convenzionali
La prosa di Arpino, animata da una disperata speranza, è la picaresca parabola evangelica contemporanea di un candido in un mondo torbido.Leggi