I fucili
È trascorso ormai ben più di un secolo da quando Sir John Franklin raggiunse il Circolo Polare Artico con due navi, in cerca del mitico Passaggio a Nordovest, per ritrovarsi avvolto in un feroce sudario di morte e di gelo. Ora, in quegli stessi luoghi, giunge un altro uomo bianco con una strana uniforme addosso che gli vale, presso gli Inuit, il soprannome di Capitan Sottozero. Non è chiaro quale sia il suo vero scopo: forse esplorare di nuovo quelle terre magnifiche e ingrate, scoprendo quanto l’uomo bianco e i suoi fucili abbiano contribuito ad alterarne l’equilibrio; forse ritrovare le tracce della spedizione maledetta e ripercorrerne fisicamente gli stenti, per poi poterne scrivere con la forza dell’esperienza; o forse rivivere gli amori di Franklin per una donna Inuit, fino a trasformarsi nell’incarnazione vivente di Sir John. Nel sesto dei Sette Sogni, la serie imponente di romanzi dedicati alla colonizzazione del continente nordamericano, dai vichinghi fino alle guerre indiane, William T. Vollmann dipinge un formidabile affresco sospeso tra mito e storia, tra passato e presente, unendo a un rigoroso lavoro di documentazione una sensibilità paesaggistica stupefacente e la potenza di una scrittura visionaria e barocca, che ha pochi eguali nella narrativa contemporanea.
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Le recensioni della stampa
Paolo Simonetti - Alias - il manifesto
Vollmann ha una scrittura che unisce alla complessità formale e a una forte componente metafinzionale un altrettanto vigoroso impegno verso la dimensione etica.Leggi
Gian Paolo Serino - Il Giornale
Vollmann è il Melville di "Moby Dick", solo che lui è sia il Capitano Achab che la balena bianca. Uno scrittore tormentato che ha dato tutto alla letteratura.Leggi
Vanni Santoni - La Lettura - Corriere della Sera
Tutti i "Sette sogni" prendono le mosse da una spedizione nei luoghi di ciascuna vicenda, e si capisce che "I fucili" ha portato Vollmann a effettuare uno dei suoi viaggi più perigliosi.Leggi
Gianluca Catalfamo - Il Libraio
«Ha rischiato la vita al Polo Nord. Ha cercato di salvare il mondo e ha effettivamente salvato una bambina. La vita di William T. Vollmann è incredibile: ma non è nulla in confronto ai suoi libri.Leggi
Alessandro Raveggi - Wired
Uno scritturo unico - e un po' matto - capace di mettere a repentaglio la propria vita in mezzo ai ghiacci, seguendo le rotte degli esploratori polari.Leggi
Fabio Donalisio - Blow up.
Una tipologia letteraria sfidante e fondamentale pure nei suoi eccessi.Leggi
Edoardo Rialti - Il Foglio
Come Melville e Dante, Vollmann si volta spesso verso di noi, rivolgendoci direttamente la sua saggezza malinconica e il suo umorismo nero.Leggi
Giuseppe Carrara - La Balena Bianca
Romanzo storico, racconto di viaggio, fiaba, memoir, inchiesta etnografica e antropologica, mito, sono sottoposti a una torsione tale da rendere il romanzo un testo inclassificabile.Leggi
Guido Caserza - Il Mattino
Un meccanismo narrativo di assoluta precisione, denso di un significato morale che racchiude quel senso di tragedia sottostante la storia americana.Leggi
Marco Malvestio - Doppiozero
Un libro che condensa le preoccupazioni ricorrenti di Vollmann: il peso del colonialismo nella distruzione delle tradizioni e degli ecosistemi locali.Leggi
Giuseppe Culicchia - TuttoLibri - La Stampa
La scrittura visionaria di Vollmann ai suoi livelli più sfrenatamente vollmaniani.Leggi
Francesco Morra - ThrillerNord
William T. Vollmann riesce a catturare i lettori , paragrafo dopo paragrafo.Leggi
Francesco Morra - CronacaQui
Leggere è scoprire, e William T. Vollman riesce a catturare i lettori.Leggi
Umberto Rossi - PULP Libri
Un libro-iceberg, la cui pubblicazione è il vero evento letterario dell’anno.Leggi
Sara Cabitta - Mangialibri
Trovano spazio nel romanzo gli aspetti più dolorosi che hanno contribuito alla corruzione della cultura Inuit.Leggi
2000 battute
Non è facile scriverne e non lo è leggerne, però il risultato è un libro magnifico.Leggi