La teoria del salto
Settembre 1928. Durante un’escursione sulle Alpi tirolesi, un dentista ebreo cade in una scarpata. Il figlio Philipp corre a chiedere aiuto, ma quando torna con i soccorsi il padre è morto, ucciso da alcuni colpi alla testa incompatibili con una caduta. Per il ragazzo inizia un’altra vita, la seconda, in cui viene arrestato e condannato per parricidio. Sembra la trama di un film, ma è una storia vera che sarà ricordata come «l’affare Dreyfus austriaco». Numerose personalità tra i tanti, Einstein, Freud, Thomas Mann – sottolineano come le incongruenze nelle indagini e l’assenza di movente riflettano un clima fortemente intriso di antisemitismo, rinfocolato dal nazismo che inizia a bruciare l’Europa.
Il giovane, graziato ma segnato dallo stigma della colpa, modifica il proprio nome, si trasferisce a Parigi e dà inizio alla sua terza vita, diventando uno dei fotografi più famosi al mondo: Philippe Halsman.
Con l’abilità del romanziere e la perizia dello psichiatra, Corrado De Rosa ricostruisce gli eventi che hanno trasformato uno studente di ingegneria processato per un tragico reato in un artista innovativo che ha saputo rialzarsi e immortalare l’anima dei suoi soggetti – Dalí e Chagall, Marilyn Monroe e Grace Kelly; ma anche gli insospettabili Oppenheimer, Steinbeck, Nixon – convincendoli a spiccare un salto per liberare la loro essenza più vera e la loro anima giocosa, quella a cui forse Philippe, con lo sguardo malinconico di chi ha bisogno di placare il passato, aveva dovuto rinunciare troppo presto.
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