La madre di George
George Kelcey ha un lavoro del quale gli importa poco, una ragazza che vive nel suo stesso fatiscente palazzo e che lui sogna vanamente di sposare, un gruppo di amici con i quali trascorre il tempo nei pub in una lenta deriva verso l’alcolismo. George sogna una vita diversa, sente in sé il germe di una grandezza che fatica a sbocciare, soffocata dalla realtà spietata della Bowery e dalla madre – una donnina fragile e un po’ querula – che non comprende le sue aspirazioni e tenta di tenerlo sulla buona strada.
Inserendosi in una tradizione che da Huckleberry Finn, attraverso i personaggi di Fitzgerald, culmina nel Giovane Holden, in questo breve e intenso romanzo Stephen Crane si conferma maestro assoluto nel raccontare la giovinezza, le sue illusioni e la dolorosa iniziazione alla vita.
«Crane ha cambiato le regole del gioco. Ha elevato l’arte di narrare, portandola su un altro piano. Ha liberato il romanzo statunitense dalle convenzioni che lo tenevano soggiogato da centocinquant’anni».
Paul Auster
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Le recensioni della stampa
Giorgio Mariani - Il manifesto
A una storia di miseria nella cornice degli slum americani Stephen Crane aggiunge l’ironica denuncia di fantasie malate.Leggi
Erika Casciello - CrunchEd
La madre di George affronta il passaggio dalla gioventù alla maturità nel suo complesso di energie creatici e distruttive, di luci e ombre, di frastuono e drammatici silenzi.Leggi
Carlo Mondello - 2duerighe
Kelcey è un inetto americano che molto piacerebbe a chi ama calare sul testo la griglia della critica psicanalitica. Lo sguardo altrui gli porta sofferenza, scuote il suo animo fragile, l’ira è destin...Leggi
Alberto Fraccacreta - Pulp Magazine
Bastano poche battute d’esordio (secondo Auster tra le “più sconcertanti di tutta la letteratura americana”) per capire come l’etichetta “naturalismo zoliano” stia abbastanza stretta a Crane che già s...Leggi