Come se avessi le ali
Finalmente una leggenda del jazz si racconta. Chet Baker – musicista, eroinomane, pioniere del cool jazz della West Coast – è sempre stato una figura tanto venerata e affascinante quanto misteriosa. Fino a oggi. In queste memorie, scoperte a dieci anni dalla morte, possiamo ascoltare una volta per tutte la sua vera voce. Baker dominò la scena del jazz negli anni Cinquanta, lavorando a stretto contatto con musicisti del calibro di Charlie Parker e Stan Kenton. Tuttavia, nel decennio successivo, si trovò risucchiato in una spirale sempre crescente di eroina, cocaina e droghe chimiche. Dentro e fuori dal carcere, passando di relazione in relazione, da una parte all’altra dell’Atlantico, in cerca di una sorta di redenzione – questo è il suo memoriale. Qui, insieme alle reminescenze della sua infanzia si susseguono le storie di donne, i ricordi da galeotto, la dipendenza raccontata con il gergo del tossico e – naturalmente – le mille esperienze nel mondo del jazz: in tutto l’arco della sua vita, infatti, Baker è sempre tornato a rifugiarsi nel conforto con la musica portava con sé, sotto l’ala accogliente delle placide note della sua tromba e dei sussurri sommessi della sua voce. Fino a questa preziosissima testimonianza autobiografica, le sue registrazioni erano tutto quello che avevamo. Ora Chet Baker ci lascia entrare nel suo mondo, oltre la musica, fino a raggiungere la sua anima.
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