Winter Tale

Titolo originale: Racconto d'inverno
Book published: September 2019
Book pages: 156
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The work camp is the one in Gerlospass, in the Austrian Alps. Tommaso, together with a group of Polish, Ukrainian and Italian prisoners, work at the creation of a power line between the Tyrol and Salzburg. 


They pull up the telegraph poles in the snow, under a livid and inclement sky. The days have the sharp smell of the wet cloaks, their shoes are low and broken, their lips are sore like their muscles. At evening, the huge room are filled up with smoke. Out of the windows you can hear the yell of the fir woods, along the slopes smoothed by the storms, and the thud of the shutters at night. Sometimes, stale bread and a cup of acorn coffee relieve the broken legs. But they don’t expect anything else anymore. They just look at the absurd whiteness of the snow and think that winter is no longer just a season but a state of the soul, a close fate.

It’s as if captivity lasts forever and life has been severed. 


Oreste Del Buono tells us – and he was one of the first in Italy – the experience of the work camps, almost in real time: Winter Tale, based on a brief short novel, was published at the end of 1945. But its witness transcends the History and ends up illuminating the universal human condition, that sense of loss that many European writers felt at that time: to assist, as foreigners, at the silent pain of the world and at its nonsense; the impossibility of going back to the former words, after the experience of the war and deportation; the betrayal of all expectations and hopes.

Press reviews

Goffredo Fofi - Avvenire

Le bellissime memorie di prigionia di Oreste Del Buono.
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Marco Belpoliti - Doppiozero

Un magnifico libro sulla prigionia dei dimenticati militari italiani.
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Claudio Marinaccio - La Stampa - Torino

Un libro struggente e doloroso.
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Goffredo Fofi - Internazionale

Questa memoria è già racconto, grande racconto, grande scrittura; si muove nell'area più esistenzialista del dopoguerra.
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Cristina Taglietti - 7 - Corriere della Sera

Un racconto che non prevede capoversi perché quella sensazione di "trovarci sempre contro un muro", di essere prigionieri, anche dei ricordi, non passa mai.
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Robinson - la Repubblica

Al primo posto nella classifica dei consigli di lettura a cura della redazione di Robinson.
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Gianni Montieri - Huffpost

Del Buono ci mostra l’insensatezza e il come, laddove la cosa più semplice sarebbe lasciarsi morire, si sopravvive, si resiste.
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Andrea Caterini - Il Giornale

Un ragionamento sull'esistenza, sulla vita.
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Francesca Marani - il Venerdì di Repubblica

La (non) vita nel campo di concentramento di Gerlopass, sulle Alpi austriache, dei prigionieri italiani, polacchi, ucraini.
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Ernesto Ferrero - TuttoLibri - La Stampa

Una delle primissime testimonianze della guerra e della prigionia, precede di qualche mese "Il sentiero dei nidi di ragno" di Calvino e "Se questo è un uomo" di Primo Levi.
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il Quotidiano del Sud

La storia, in questo racconto, oltrepassa se stessa e diventa quadro di una condizione universale del genere umano.
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