Un'educazione letteraria: Marco Rovelli
In questa rubrica i nostri autori e le nostre autrici raccontano i libri che hanno contribuito a formare il loro immaginario: il protagonista di questa puntata è Marco Rovelli, in libreria con Siamo noi a far ricca la terra. Romanzo di Claudio Lolli e dei suoi mondi.
Non riesco a scegliere tre titoli. Faccio una lista, una decina. Non necessariamente "i migliori" (come per il caso di Molloy: per me la Trilogia di Beckett è il vertice della letteratura novecentesca). Ma libri che hanno contato molto in certi momenti della mia esistenza, libri che mi hanno parlato - all'anima, alla carne- e contrassegnato periodi diversi. A cominciare da Kafka e Rimbaud, icone esistenziali ai tempi del liceo. Ma c'é anche un piccolo libro come Aceto, arcobaleno, che ebbe il merito, alla fine dell'università tutta dedita agli studi politici, di farmi rinnamorare della letteratura. Poi Bataille e Miller, segni di un tempo di dépense. E Dostoevskij, segno del rovescio di quel tempo, tempo di bosco e di silenzio. Agamben perché la sua lettura fu decisiva nel farmi concepire il mio primo reportage narrativo (prima, avevo pubblicato solo un libretto di poesie, nel nome di Bataille). Poi l'incontro con Duras, che risuonò nella mia scrittura di quegli anni. Ma anche McCarthy, di cui ho letto tutto (e avrei potuto mettere un altro dei suoi, al posto di Il buio fuori). Questa lista si ferma a quasi vent'anni fa. Poi ce ne sono stati altrettanti, direi.
Molloy - Samuel Beckett
Su Nietzsche - Georges Bataille
L'idiota - Fedor Dostoevskij
Tropico del Capricorno - Henry Miller
Homo sacer - Giorgio Agamben
Il processo - Franz Kafka
Il rapimento di Lol V. Stein - Marguerite Duras
Illuminations - Arthur Rimbaud
Viaggio al termine della notte
Il buio fuori - Cormac McCarthy