Scrivanie, dove nascono i libri: Vanni Santoni
Dove scrivono, quando scrivono le nostre autrici e i nostri autori? In questa puntata lo chiediamo a Vanni Santoni, in libreria con La scrittura non si insegna.
La mia scrivania è sempre stata il tavolo di una biblioteca pubblica al pomeriggio e il tavolino di un bar alla sera, tant’è che a casa non ne ho una – neanche una da usare per accumularci sopra i libri da leggere, dato che leggo disteso sul letto o sul divano, e i mucchi di libri si formano lì, o poco sotto.
Il lockdown mi ha dunque portato via, uno dopo l’altro, entrambi i miei luoghi di lavoro, e quindi le mie “scrivanie”. E infatti, privato delle mie postazioni consuete, per tre settimane non ho scritto. Niente. Con un saggio in uscita in cui si celebra e s’invoca, tra le altre cose, la disciplina nella scrittura! Che vergogna!
Per di più, quando l’emergenza è entrata nel vivo, mi trovavo a Bastia, senza la mia biblioteca, che in genere mi è d’aiuto quando sento che la produttività rischia di vacillare: pesco una decina di libri, ricopio qualcosa, appunto, rileggo, e da lì in genere reingrano. Qua, niente – e neanche potevo improvvisarne una, di biblioteche, dato che nel frattempo mi avevano chiuso sotto al naso pure le librerie.
Sono arrivato a una piccola svolta quando ho trovato un minuscolo “giardino comunitario” realizzato dagli abitanti della cittadella di Bastia in un anfratto incolto della spopolatissima rocca cittadina dove ho avuto la ventura di vivere durante la chiusura generale: appuratane la praticabilità e la lontananza dagli occhi di guardie e delatori, ogni giorno, dopo aver fatto la spesa, forte della mia autocertificazione, mi mettevo ai suoi tavolini, tra gli alberelli e le piantine aromatiche, e lì scrivevo una paginetta, abbassando programmaticamente le mie aspettative dai consueti “5k” – cinquemila battute, ovvero due pagine e mezza – a 3 o anche 2. Una pagina al giorno, in realtà più che sufficiente per compicciar qualcosa, se si ha premura di farla tutti i giorni. Anche il mare davanti, va detto, aiuta. Non l’avevo mai provato.
Adesso, con una Firenze che rischia di non veder riaperte le biblioteche per il deficit sopravvenuto in assenza delle entrate turistiche (vivere in un parco a tema ha i suoi svantaggi, su tutti il fatto che bastano due mesi senza visitatori per gettarlo in bancarotta), e con bar e caffè spaventati e “mascherinati”, dove la persona col laptop è vista come una possibile minaccia biologica, so che quella scrivania che credevo di fortuna era in realtà fortunata: mi mancherà.
Nelle puntate precedenti:
(Foto: JESHOOTS.COM - Unsplash)