Il nuovo progetto grafico di minimum fax
di Patrizio Marini
Conosco minimum fax dal 1993, anno della sua nascita, quindi, prima di entrare nel merito tecnico del nuovo progetto grafico editoriale, vorrei soffermami su alcuni aspetti del passato che riguardano sia il mio il legame affettivo con la casa editrice, sia le caratteristiche del mercato del tempo, in cui non esistevano né i cellulari, né internet. In quella fase neonatale e per noi pionieristica, insieme ai soci fondatori, passammo il primo anno a fare sperimentazioni visive per la rivista letteraria, con l’entusiasmo tipico che comportano le novità.
Presto emerse la necessità di ideare un marchio che comunicasse, oltre a una nuova identità, un cambio radicale importante: il passaggio da rivista a casa editrice. Battezzammo la “M con il pennino” che iniziò il suo percorso firmando i primi libri, le prime collane, fino a diventare oggi il simbolo di una delle case editrici indipendenti più vivaci e innovative della produzione culturale italiana, un vero e proprio laboratorio culturale. Occorre dire che all’epoca i mass media erano pochi, il mercato della comunicazione era meno complesso, il pubblico ascoltava senza possibilità di replica, l’interazione era rara. Oltre a questo, il lavoro aveva un connotato più naif, era spesso frutto di intuizioni istintuali piuttosto che di progetti e di strategie ben studiate, fatto che rendeva il mestiere meno prosaico e più affascinante, ma anche meno preciso.
Da allora, il mondo della comunicazione è stato rivoluzionato da innovazioni che non conoscono stasi e obbligano ciascuno di noi a trovare ogni giorno un equilibrio dinamico, perché si è in una condizione di continua effervescenza. La globalizzazione e lo sviluppo prepotente dei social network ha intensificato gli scambi, imponendo codici verbali rapidi, fondati sull’immediatezza, riducendo dunque il protagonismo della parola che ha lasciato il proscenio della comunicazione all’immagine, fino all’inflazione: appartiene a questa epoca la nascita della “fotografia di sottofondo”.
In questo nuovo contesto, per sopravvivere con ambizioni di successo nel mercato editoriale, abbiamo avvertito il bisogno di tracciare un segno di discontinuità su più livelli: impostare il lavoro in base ad analisi e strategie ben congegnate, evitando di affidarsi a sensazioni soggettive; riequilibrare il rapporto tra testo e immagine alla luce dei cambiamenti avvenuti e del comportamento del pubblico, che spesso acquista un libro solo per la capacità seduttiva dell’immagine e del titolo; rinnovare il dialogo con l’unica figura che decide l’esistenza o meno di un editore, il lettore. E così, poiché come il primo amore, il primo lavoro non si scorda mai, dopo ventiquattro anni ci siamo ritrovati di nuovo insieme, con nuove competenze e conoscenze, a ripensare e ridefinire un nuovo corso, partendo dal marchio fino a riprogettare tutto l’ecosistema visivo della casa editrice.
L’arrivo di una nuova compagine in minimum fax ha permesso da subito di trovare la giusta energia e individuare la direzione, scegliendo di riorganizzare radicalmente la linea editoriale in solo 5 collane e di semplificare la dimensione dei libri in tre formati. Individuando obiettivi ben definiti e un perimetro d’azione delineato, siamo riusciti ad ottimizzare il lavoro senza disperdere energie in una comunicazione che tende a mostrare molto e a dire poco.
Il marchio è stato completamente ridisegnato, con più rigore, ristabilendo le giuste geometrie. Ci siamo chiesti se dopo 23 anni il pennino scrivesse ancora bene e, dopo una breve analisi sulla relazione tra lo strumento e il foglio di carta, ci siamo resi conto che il suo angolo di 16 gradi era errato, non scriveva correttamente. Abbiamo quindi stabilito un nuovo angolo di scrittura di 36 gradi, scelta non casuale, perché è lo stesso angolo che genera il triangolo aureo, che per antonomasia è una forma generativa e moltiplicatrice. Infine, per isolare il monogramma “emme” dalle altre lettere e dargli un’identità più matura, lo abbiamo inscritto in un cerchio. Una volta stabilito il nuovo marchio e il giusto angolo di scrittura, abbiamo definito il segno che il pennino genera: una diagonale di 36 gradi, un segno distintivo subito riconoscibile che stabilisce la nuova grammatica visiva e che verrà usata su tutte le nuove copertine.
Perché un segno diagonale? Perché minimum fax significa, innanzitutto, indipendenza. E perseguire l’indipendenza significa scegliere una direzione che non sia parallela né perpendicolare a quella di nessun altro, e che nemmeno la intersechi. L’obiettivo è quello di rendere distintivi e visibili i libri nel mare magnum delle librerie, oltre a sostenere la tesi che il libro è un oggetto da guardare, da riconoscere e da far proprio. E alcune volte da mostrare.
Il libro deve saper comunicare oltre i suoi contenuti, per questo abbiamo rafforzato il legame tra parole e immagini, scegliendo di vestire le nuove collane con illustrazioni fatte ad hoc che parlano del contenuto e del suo scrittore. Calvino scriveva che il girare attorno ad un libro, leggerci intorno prima di leggerci dentro, fa parte del piacere del libro nuovo, un preliminare fondamentale prima dell'atto di lettura vero e proprio. È su questo preliminare che abbiamo lavorato.