Casa d'altri – Librai e scrittori raccontano un libro
I lettori non esistono – Antonio Iovane
Casa d'altri è la rubrica in cui librai e scrittori raccontano un libro.
Prende il nome da una straordinaria raccolta di racconti di Silvio D'Arzo, e ci sembrava il più adatto visto che ci piace parlare di libri, non solo dei nostri.
Antonio Iovane, autore de Il brigatista
Maximilien Aue, ufficiale delle SS, è il protagonista delle 943 pagine del romanzo Le Benevole di Jonathan Littel (Einaudi, 2006), ed è complice di massacri come quello di Babij Jar (settembre 1941, oltre 33mila ebrei di Kiev uccisi), attuatore dei piani per la Soluzione finale, protagonista della Battaglia di Stalingrado e responsabile di diverse atrocità. Dice Aue, nelle prime pagine del racconto: «non cerco di dire che non sono colpevole di questo o di quel fatto. Io sono colpevole, voi non lo siete, mi sta bene. Ma dovreste comunque essere capaci di dire a voi stessi che ciò che ho fatto io l’avreste fatto anche voi […] tutti, o quasi, in un dato complesso di circostanze, fanno ciò che viene detto loro di fare; e, scusatemi, non ci sono molte probabilità che voi siate l’eccezione, non più di me». Dalla visuale della prima persona di Aue, chi legge agisce.
Ecco, i lettori non esistono perché la grande letteratura fa questo: ti colloca nel turbine della narr-azione e deride le tue certezze.
Dopo Le benevole (separato alla nascita da un altro libro grandioso, Il nazista e il barbiere di Edgar Hilsenrath, edito da Marcos y Marcos) noi non giustifichiamo Maximilian Aue, eppure comprendiamo la catena di causa-effetto che ha determinato quanto è successo, perché senza comprensione c’è solo il fato. Ma noi viviamo l’era del romanzo, non dell’epica.
Le benevole è un anti-Shindler’s list: dove nel film di Spielberg le SS si svegliavano e giocavano al tiro all’ebreo, qui c’è la scomposizione del fenomeno nazismo. Dove lì è raccontata la deformazione, qui è narrata la formazione. Dove lì c’è il pazzo, qui c’è l’uomo medio, e l’uomo medio è la maggioranza. Dove lì c’è il malvagio, qui c’è la grande domanda: e tu, cosa avresti fatto, tu, uomo medio?
Perché la grande letteratura non giudica gli altri, ma giudica te, non separa il Bene dal Male, ma lo unisce. Perché la grande letteratura, insomma, ti fa vacillare.