John Barth
AutoreJohn Barth nasce il 27 maggio del 1930 a Cambridge, nel Maryland, insieme a una sorella gemella, Jill: circostanza tutt’altro che trascurabile nella carriera dello scrittore, se è vero che in più di una sua opera si fa allusione a coppie di gemelli, e che i suoi libri, a quanto sostiene, tendono per un certo periodo a susseguirsi in coppie affini (due romanzi “nichilisti”, due voluminosi romanzi storici sui generis, due raccolte di racconti sperimentali, e così via). Scrive inoltre Barth cinquant’anni più tardi:
"I gemelli condividono la curiosa esperienza di [...] acquisire la capacità linguistica e altre abilità di base à deux, usando nel frattempo un linguaggio che precede e insieme supera il discorso articolato. Il discorso, nella prospettiva di due bambini gemelli, è per gli Altri. Noi gemelli consideriamo il linguaggio come i parlanti di un dialetto specifico considerano la lingua ufficiale: serve a rapportarci con gli estranei, fra noi non ne abbiamo bisogno. Per questo è ragionevole aspettarsi che un gemello che diventi narratore di professione non dia mai il linguaggio per scontato: lo tiene sempre presente, ci giocherella, lo mette in primo piano, ne è consapevole in un modo quasi innaturale".
Nascerebbe in parte da qui, insomma, la ricercatezza tecnica e stilistica della scrittura di Barth, che nel corso di tutta la sua carriera non smetterà mai i panni del virtuoso della parola – continuando nel frattempo a rivendicare, però, la necessità di un “virtuosismo appassionato” che si sostanzi del calore profondo dell’esperienza umana.
Cambridge è il capoluogo della cosiddetta Tidewater Country, la regione di paludi costiere del Maryland alla foce del fiume Chesapeake, zona di alte maree e bassa popolosità, provincia culturalmente ed economicamente poco avanzata; l’unico e solo “luogo dell’anima” di Barth, che tornerà a rappresentarla in tutte le sue opere.
Il primo ambito in cui il giovane Barth cerca di distinguersi, dopo aver frequentato una mediocre scuola media locale, è quello della musica. Lasciata Cambridge, si iscrive alla prestigiosa Juilliard School di New York: batterista jazz dilettante, sogna di diventare arrangiatore. Ma pochi mesi nell’ambiente scoppiettante del jazz nero gli bastano per rendersi conto di non avere nessun vero talento in quel campo. Torna nel Maryland, dove si iscrive senza troppa convinzione alla facoltà di giornalismo della Johns Hopkins University di Baltimora: è il suo ingresso nel mondo delle lettere, che non abbandonerà più.
Alla Johns Hopkins Barth riceve la sua vera educazione letteraria – in gran parte, peraltro, da autodidatta: lavora nella sezione Classica e Orientale della biblioteca di facoltà, e girando fra gli scaffali finisce per passare più tempo a leggere i volumi che a rimetterli in ordine. Oltre a Joyce, Kafka, Faulkner, gli autori previsti dai programmi regolari dei corsi, fa così la conoscenza delle grandi opere della tradizione narrativa occidentale e orientale: dal Satyricon di Petronio al Decamerone di Boccaccio, da Rabelais a Cervantes, dalle Mille e una notte alle saghe persiane e sanscrite. Barth resterà completamente affascinato dall’attività demiurgica dello storytelling, della narrazione pura (“Non sono un esperto di letteratura o di filosofia”, dichiara in uno dei suoi saggi, “ma un semplice narratore di storie. Ovvero, un bugiardo professionista”), e svilupperà una vera e propria ossessione per la più leggendaria di tutte le narratrici, Sheherazade, che torna come personaggio in più d’uno dei suoi libri.
Nel 1953, appena laureato, ma già sposato e padre di tre figli, Barth comincia a insegnare presso la Penn State University; senza titoli di dottorato né pubblicazioni a suo nome, però, la carriera del giovane professore appare quanto meno incerta. Nel 1956, mentre la famiglia si destreggia alla meglio fra le ristrettezze finanziarie, il suo primo romanzo, L’Opera Galleggiante, trova finalmente un editore. Il successo arriva subito: il libro è tra i finalisti del prestigioso National Book Award. La stessa sorte avrà Fine della strada (1958), romanzo “gemello” del primo, con cui condivide il tema del triangolo amoroso, ma in chiave più tragica e cupamente ironica (nel 1970 ne verrà anche tratto un mediocre film, che è rimasto l’unico tentativo di trasposizione cinematografica della narrativa barthiana). La genialità di Barth nel riuso parodistico di generi e cliché letterari offrirà subito dopo una delle sue prove migliori con Il coltivatore del Maryland (1960), ottocento pagine di brillante rivisitazione della forma-romanzo inglese del Settecento.
Dal 1965 al 1973 John Barth insegna alla State University of New York a Buffalo. Sono gli anni della guerra del Vietnam e della contestazione studentesca, che lo scrittore vive in prima persona, appoggiandone le basi ideali ma non i metodi più aggressivi:
"Per ragioni caratteriali più che ideologiche, durante il periodo della guerra in Vietnam non presi parte – pur simpatizzando coi loro intenti – alle grandi manifestazioni pacifiste nelle nostre città. Per quelle meno grandi nelle nostre università provai molta meno simpatia, specialmente per i sit-in, le occupazioni, gli atti di vandalismo e di distruzione. [...] La guerra era un errore, le scelte a cui costringeva i giovani americani di pochi anni più grandi dei miei figli erano orribili, la sua distruzione della legittima funzione dell’università riprovevole: ma le università in quanto tali non erano né il nemico, né un simbolo appropriato del nemico". Nel 1966 Barth pubblica Giles ragazzo-capra, un altro romanzo-fiume ambientato stavolta in un’immaginaria mega-università, metafora del mondo intero in epoca di Guerra Fredda. È un nuovo passo nella direzione della parodia autoreferenziale tipica del postmoderno; la sua opera più significativa in questo senso, quella più arditamente sperimentale, è La casa dell’allegria, una “raccolta di racconti per carta stampata, nastro magnetico e voce dal vivo”, che esce nel 1968 e lo consacra come uno dei padri della letteratura postmoderna, ricevendo un’altra candidatura al National Book Award. Il premio vero e proprio Barth lo vincerà con il successivo Chimera (1972), una raccolta di tre racconti lunghi che hanno per protagonisti rispettivamente la sorella di Sheherazade e gli eroi greci Perseo e Bellerofonte: di nuovo un raffinato e geniale gioco di aggiornamento di materiale letterario preesistente.
Nel 1973, dopo un breve periodo da visiting professor alla Boston University, Barth torna a vivere nel Maryland con la seconda moglie, Shelly. Vengono affidati alle sue cure i corsi di scrittura creativa alla Johns Hopkins University di Baltimora, incarico accademico che abbandonerà solo nel 1995, per la pensione.
All’intensa attività di insegnante Barth continua ad affiancare la produzione narrativa: il romanzo LETTERS (1979) è forse la sua opera più ambiziosa, in cui ricompaiono, in veste di autori di un lungo scambio epistolare, i protagonisti di tutte le sue opere precedenti. Seguono tre romanzi (Sabbatical, The Tidewater Tales, The Last Voyage of Somebody the Sailor) , una raccolta di racconti (On with the Story) e un’opera semi-autobiografica (Once Upon a Time): i temi – con infinite, pirotecniche variazioni – restano nella maggior parte dei casi gli stessi: la baia del Chesapeake, l’oceano, i viaggi in barca a vela, una coppia di innamorati non più in giovane età, una pletora di allusioni ai personaggi della narrativa di ogni tempo, da Sinbad a Ulisse a Don Chisciotte all’amata Sheherazade; ma sempre di più il tema principe della narrativa barthiana è l’atto stesso del narrare. In ogni storia si apre una nuova storia, autore e personaggi si confondono: John Barth è il campione della cosidetta metafiction, che alla linearità del realismo oppone una ricchezza pluridimensionale – e a volte molto cerebrale – di piani narrativi. In questa vena anche l’ultimo – finora – suo romanzo, Coming Soon!!! (2001) tutto basato sulla competizione fra un anziano e celebre insegnante di scrittura e un suo brillante allievo alla Johns Hopkins University.
Dagli anni Sessanta a oggi Barth è stato inoltre autore di un gran numero di articoli, introduzioni, interventi critici in occasione di seminari e convegni: due dei suoi saggi, “The Literature of Exhaustion” e “The Literature of Replenishment”, rispettivamente del 1967 e del 1979, sono considerati fra i fondamentali scritti teorici del postmodernismo.
Al momento, Barth continua ad abitare nel Maryland (nel piccolo centro di Chestertown, a pochi chilometri dalle sponde del “suo” Chesapeake) e ha appena terminato una nuova raccolta di racconti, Ten Nights and a Night, che negli Stati Uniti uscirà per Houghton Mifflin nel 2004.
John Barth: tutti i libri nel nostro catalogo
John Barth: bibliografia
La casa dell’allegria, Rizzoli, Milano 1974
Giles ragazzo-capra, Rizzoli, Milano 1972
Il coltivatore del Maryland, Rizzoli, Milano 1968